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In primavera era obbligatorio partecipare alla pulizia dei pascoli pena l’esclusione dalla Regola. I rami raccolti nel pascolo servivano come legna da ardere per la malga.
Le prime a lasciare la stalla erano le pecore, che pascolavano nelle vicinanze delle case già da metà marzo. Poi, man mano che si scioglieva la neve, il gregge, ròdol, veniva spostato verso gli alpeggi estivi.
Le pecore asciutte, fédes da grìes, trascorrevano l’estate sui pascoli d’alta quota, su ra mónte, di Fòses e Traenànzes. Il pastore aveva diritto a tenere per sé una pecora da latte, malgóna.
Ogni mónte era suddivisa in settori, detti prenşères, equivalenti a una porzione di pascolo giornaliero. Il pastore, cambiando prenşèra ogni giorno, consentiva all’erba di ricrescere.
Il pascolo dell’altopiano di Fòses, nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, è ancora oggi utilizzato come pascolo ovino della Regola Alta di Larieto.
Il gregge delle pecore da latte, fédes da làte, pascolava nei prati attorno alle fedères, casolari d’alta montagna, dove il pastore poteva radunarle e mungerle.
Le mucche e i vitelli rimanevano nella stalla più a lungo, perché era necessario che l’erba crescesse e i prati divenissero verdi. Nei giorni precedenti il 13 giugno, festa di S. Antonio da Padova, si partiva per l’alpeggio: manzi, buoi e cavalli, cioè animali che non dovevano essere munti, erano portati nelle zone di Ra Stua e Fedèra. Le bestie da latte pascolavano a quote altimetriche più basse, nei prati, detti albèrghe, attorno alle malghe, brìtes.
Nel brìte vivevano:
- il pastore e il suo aiuto, vìda, che seguivano le bestie al pascolo e curavano quelle malate;
- le addette alla mungitura e alla cucina, ra britères;
- gli addetti alla lavorazione del latte, il mìštro e il suo aiutante şonşeduó.
Le mucche venivano munte due volte al giorno e una volta al mese i proprietari ritiravano il burro e il formaggio in proporzione al latte prodotto dal loro bestiame.
I brìtes di Pezié de Parù e di Lariéto sono ancora oggi destinati a questo scopo.