Per facilitare la comprensione delle varie ere e dell'habitat in cui i fossili si sono formati, è stato creato, all'interno del museo, un percorso ideale con descrizioni, fotografie e disegni delle tipiche formazioni rocciose in cui si sono inglobati questi antichissimi esseri viventi.
Il disegno sulla sinistra rappresenta la spirale del tempo relativa all'evoluzione della terra e della vita su di essa.
La sezione compresa tra 234 e 65 milioni di anni fa evidenzia i 169 milioni di anni durante i quali si sono depositati gli strati rocciosi presenti oggi nella conca ampezzana e nei suoi dintorni. Tali strati rocciosi contengono innumerevoli fossili, tracce della vita incredibilmente prolifica e diversificata che caratterizzava questo periodo nella nostra regione. Si tratta per lo più di fossili "triassici" cioè fossili di animali e vegetali vissuti nel periodo iniziale dell'area evidenziata in verde: il Triassico.
Durante questo periodo le Dolomiti erano poste circa ai tropici (15-20° di latitudine nord), ai bordi occidentali di un grande golfo marino che si insinuava nel supercontinente chiamato Pangea. Questo mare, la Tetide, era caldo, limpido e permetteva la crescita di scogliere (atolli biocostruiti) separate da bracci di mare più o meno profondi come adesso succede alle Maldive, ai Caraibi e nella Grande Barriera Australiana.
conca ampezzana, cresceva un atollo circondato da un mare che diventava via via più profondo spostandosi verso Cortina.
In queste rocce sono stati ritrovati tipi di fossili differenti che documentano ambienti diversi: le ammoniti, animali tipicamente provenienti da mare profondo circostante l'atollo e gli organismi costruttori dell'atollo stesso (alghe, brachiopodi, grandi e piccoli bivalvi, gasteropodi e anemoni di mare).
Il ritrovamento delle ammoniti ha un grande interesse scientifico: infatti trattandosi di animali che evolvono in forme diverse e uniche è stato possibile ricostruire con precisione una scala del tempo geologico di quel periodo.
Per quanto riguarda invece gli organismi costruttori, la loro presenza e successiva scomparsa ci consente di ipotizzare che l'atollo, dopo una fase di crescita, subì un lento e progressivo sprofondamento.
230 Milioni di anni fa, durante il periodo Ladinico superiore, nelle porzioni di mare situate ad ovest e a sud della conca di Cortina d'Ampezzo si verificarono eruzioni vulcaniche con la formazione di isole. Dall'erosione di tali isole si formarono depositi scuri, chiamati «vulcanoclastiti».
In tali rocce, oltre ad organismi marini (lamellibranchi ed ammoniti), sono stati ritrovati resti fossili di vegetali importanti perchè dimostrano la crescita di foreste tropicali sulle terre emerse.
229 Milioni di anni fa, all'inizio del periodo Carnico, cessata l'attività vulcanica, nell'area di Cortina d'Ampezzo e dei suoi dintorni, ripresero condizioni di mare tropicale relativamente profondo (300 - 500 m), costellato da scogliere coralline che giacevano poco al di sotto della superficie dell'acqua.
In questo mare tropicale, ricostruito in modo semplificato nel quadro in fondo al corridoio a sinistra, si accumulavano fango calcareo e depositi di vario tipo tra cui alghe, singoli coralli, conchiglie (lamellibranchi, gasteropodi, cefalopodi, brachiopodi), ricci (echinidi) ed anemoni di mare (crinoidi). Questi depositi, che successivamente hanno dato origine a rocce "tenere" quali marne e calcari marnosi, sono noti oggi col nome di Formazione di San Cassiano.
225 milioni di anni fa, durante il periodo Carnico, il paesaggio dolomitico stava andando incontro ad un drastico cambiamento causato da un abbassamento del livello del mare con conseguente emersione di vaste aree, soprattutto verso sud rispetto alla conca ampezzana.
Scomparse definitivamente le scogliere coralline, si formarono fondali pianeggianti e molto estesi, coperti da pochi decimetri d'acqua, in genere torbida perchè agitata dal moto ondoso. Le terre emerse prospicienti erano ricoperte da foreste.
Nei sedimenti depositatisi in questi ambienti sono molto tipici: i fossili di grossi bivalvi (Trigonodus, Myoforia, Pachycardia, Ostrea); talvolta i denti fossili di pesci e raramente anche resti di ossa di rettili terrestri; i resti di vegetali, principalmente conifere ed equiseti, che spesso si trovano trasformati in carbone;le gocce di resina fossile: l'ambra.
Quest'ambra è tra le più antiche conosciute al mondo. Nella maggioranza dei casi si tratta di piccole gocce della dimensione di pochi millimetri fino a qualche centimetro, molto fratturate, in quanto sottoposte a una forte compressione durante il processo di fossilizzazione. Alcune di esse mostrano addirittura al loro interno microscopici inclusi come pollini, ceneri e frammenti vegetali.
224 milioni di anni fa, durante il periodo Norico, un generale innalzamento del livello del mare porta le terre ad essere periodicamente invase dal mare (piane di marea) come attualmente si verifica in alcune isole dell'arcipelago delle Bahamas. In questo ambiente, semplificato nel quadro a destra, si andava depositando la Dolomia Principale.
Una caratteristica tipica della Dolomia Principale è la sua ciclicità, visibile ossevando le pareti costituite da strati molto regolari, tipici appunto di eventi che si svolgono con ciclicità. Osservando da vicino ogni singolo strato si può notare come esso sia a sua volta composto da due parti: una è fittamente laminata e corrisponde a tappeti di alghe fossilizzate, l'altra è più massiccia ed è formata da fango calcareo trasformato in roccia con inglobati i modelli interni dei bivalvi, i megalodonti. Il ciclo si ripete decine e decine di volte per una fortunata concomitanza di cause tra cui un lento, ma continuo abbassarsi del fondo del mare (subsidenza) che, compensando la deposizione del fango e la crescita dei tappeti di alghe, mantiene costantemente l'intera regione in condizioni di acque molto basse.
Il ripetersi di questi cicli per circa una decina di milioni di anni, ha permesso l'accumularsi di 1000 metri di depositi che oggi formano le grandiose pareti delle cime attorno a Cortina d'Ampezzo.
210 milioni di anni fa, alla fine del periodo Triassico, un veloce abbassamento del fondo marino porta l'intera regione da condizioni di piana di marea (Dolomia Principale) a un bassofondo tropicale sempre coperto dall'acqua e simile all'attuale piattaforma sommersa delle Isole Bahamas. Anche il clima cambia: si passa infatti da un clima tropicale arido influenzato dalla vicinanza della terra emersa, ad un clima tropicale umido, tipicamente marino. Nelle parti interne della piattaforma, caratterizzate da acque calme, si depositavano i fanghi carbonatici. Le parti esterne della piattaforma, prospicienti il mare aperto e soggette all'azione diretta del moto ondoso, presentavano condizioni favorevoli alla formazione di dune sabbiose sottomarine. Inoltre la presenza di acque limpide, agitate e ricche di nutrimento permetteva l'insediarsi di vari organismi tra cui numerose colonie di brachiopodi. Tutti e tre questi depositi, trasformati successivamente in rocce calcaree, costituiscono oggi la successione del Calcare di Dachstein, dei Calcari Grigi e dell'Encrinite di Fanes.
Circa 185 milioni di anni fa, a metà del periodo Giurassico, la piattaforma su cui si depositavano i "calcari" subì un ulteriore improvviso "annegamento", dovuto all'inabissarsi del fondo marino ad una profondità maggiore di 1000 m. Essa diventò quindi un tavolato spazzato da correnti oceaniche che non permettevano l'accumulo di grandi spessori di depositi.
In questo ambiente vivevano grandi molluschi con la conchiglia a spirale piana, simili al "Nautilus" ed oggi estinti: le Ammoniti. E' proprio per il ritrovamento di numerose conchiglie fossili di questi animali e per il colore rosso della roccia che tali depositi sono stati chiamati Rosso Ammonitico.
Tra 131 e 65 milioni di anni fa, durante il periodo Cretacico, si sono depositati vari sedimenti raggruppati sotto la denominazione Marne del Puez. Si tratta di rocce friabili e facilmente erodibili che danno origine a forme collinari arrotondate presenti ora sugli altipiani montuosi.
Tali depositi si accumulavano in un ambiente di mare profondo. Essi sono costituiti in prevalenza da microscopici gusci di plancton e da numerose conchiglie di ammoniti, che presentano un mutamento genetico nella forma della spirale la quale tende a svolgersi, ad aprirsi.
Non mancano inoltre particelle fini di argilla e limo, come anche ciottoli e granelli di sabbia che documentano l'arrivo di detriti provenienti dalla erosione dei primi rilievi della Catena Alpina già in formazione sotto il mare.
Le rocce in assoluto più giovani che si possono trovare nelle Dolomiti risalgono a circa 25 milioni di anni fa, cioè al periodo Terziario. Sono costituite da ciottoli arrotondati di varia natura e grandezza, frammisti a sabbie e resti di conchiglie, alghe, denti di squalo, e vengono chiamate Conglomerato di Monte Parei.
L'ambiente in cui queste rocce si formarono può essere immaginato come una costa, piuttosto articolata, con pareti a picco sul mare, interrotta da piccole valli in corrispondenza delle quali i torrenti trasportavano al mare i detriti modellando lingue di spiaggia.
Il Conglomerato di Monte Parei si è depositato orizzontalmente allo sbocco delle valli a mare e sul fondale marino antistante che si presentava roccioso e costituito da strati in posizione verticale. Questi strati verticalizzati testimoniano sia la deformazione delle rocce avvenuta in un momento precedente rispetto alla deposizione del conglomerato, sia l'inizio di quelle vicissitudini che porteranno al sollevamento delle Dolomiti.