Cinquanta di questi Rimoldi

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Cinquanta di questi Rimoldi

17/07/2024

Il 17 luglio 2024 alle ore 17:00

in occasione dei 50 anni del Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi

presentazione in anteprima del documentario

 

“CINQUANTA DI QUESTI RIMOLDI”

 

diretto da Diego Mantoan, letture di Chiara Clini, fotografia e riprese di Francesco Cinà, musiche originali di Giacomo Cuticchio eseguite assieme a Giulia Alberti

 

 

intervengono: Giacomo Cuticchio (compositore e oprante)

              Giulia Alberti (soprano e musicologa)

 

modera: Diego Mantoan (Università degli Studi di Palermo)

 

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Nell’ambito degli eventi programmati dalla Commissione Culturale del Museo Mario Rimoldi in occasione del cinquantenario del Museo, mercoledì 17 luglio 2024, alle ore 17:00, verrà presentato il documentario “Cinquanta di questi Rimoldi”.

 

Ideato e diretto da Diego Mantoan, docente dell’Università di Palermo e autore di Wikiradio su Rai Radio3, il filmato racconta la nascita di una delle più straordinarie collezioni d’arte del Novecento in Italia ripercorrendo la storia del collezionista Mario Rimoldi, il cui lascito portò nel 1974 alla nascita del Museo in seno alle Regole d’Ampezzo; vengono altresì presentate le opere principali della collezione e le profonde amicizie di Rimoldi con molti protagonisti dell’arte italiana, quali Filippo de Pisis, Giorgio de Chirico, Mario Sironi...

 

Il documentario, girato a Cortina nella primavera 2024, è frutto del più ampio progetto di studio, digitalizzazione e valorizzazione del ricco patrimonio artistico e archivistico delle Regole d’Ampezzo, avviato da alcuni anni assieme a importanti Atenei italiani, tra cui Venezia, Urbino, Firenze e Palermo. Tale patrimonio permette di ricostruire una fondamentale pagina di storia dell’arte italiana nella conca d’Ampezzo.

 

La colonna sonora del mediometraggio è tratta dalla Sinfonia borgesiana (2023) del compositore e oprante Giacomo Cuticchio, figlio d’arte della celebre famiglia di pupari palermitani, guidata dal padre, il pluripremiato Mimmo Cuticchio, cui ha prestato la voce la soprano e musicologa Giulia Alberti, cantante che ha calcato palcoscenici quali la Fenice e la Biennale lavorando con Davide Livermore e Ottavia Piccolo. Il documentario è arricchito dalle letture, tratte dai documenti d’archivio del Museo Rimoldi, dell’attrice e scrittrice Chiara Clini, già sceneggiatrice per Mediaset e recentemente in scena con un suo adattamento al Teatro Stabile del Veneto. Fotografia e riprese sono di Francesco Cinà, recentemente insignito del Premio Cesare Zavattini per un lavoro sperimentale su materiali d’archivio.

 

Il lavoro di ricerca sulle opere del Museo e sui materiali d’archivio è stato condotto da Diego Mantoan assieme alle archiviste Ilaria Lancedelli, Asja Lazzari e Silvia Ballarin grazie alla fondamentale disponibilità del Museo Rimoldi e in particolar modo del Delegato Responsabile del Museo Gianfrancesco Demenego.

 

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Raffinatissimo pianista e già collaboratore di Giovanni Sollima, Giacomo Cuticchio ha all’attivo oltre vent’anni di carriera come compositore grazie alla sua ensemble da camera che è spesso ospite di Rai Radio3. Per “Cinquanta di questi Rimoldi” ha dedicato le quattro arie tratte dalla sua recentissima Sinfonia borgesiana (2023) realizzata sulle splendide liriche di Giuseppe Antonio Borgese, poeta e scrittore siciliano originario dell’altipiano delle Madonie e coevo di Mario Rimoldi. Mescolando assieme sonorità antiche, struttura minimalista e accenti moderni, le composizioni di Cuticchio diventano così coinvolgente musica di paesaggio, ideale per accompagnare la visione dei capolavori modernisti della collezione ampezzana.

 

Giulia Alberti è cantante di esperienza internazionale su repertori sperimentali e contemporanei. Perfezionatasi a Berlino con la celebre Carola Höhn, la cantante veneziana ha calcato palcoscenici quali il Teatro La Fenice e la Biennale di Venezia lavorando con stelle del calibro di Davide Livermore, Ottavia Piccolo e Ruth Rosenfeld. Hanno scritto per lei compositori riconosciuti quali Nicola Cisternino, Giovanni Damiani e Vincent Migliorisi, mentre le sue incisioni sono state trasmesse su Rai3, Rai5, Rai Radio3 e la Radio Svizzera Italiana.

 

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Info

Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi – Casa delle Regole, Corso Italia, 69 - 32043 Cortina d’Ampezzo (BL)

museo.rimoldi@gmail.com

 tel. 0436 866222

 

Orario

10.30-12.30 /16.00-20.00

chiuso il lunedì, tranne ad agosto quando il Museo rimarrà aperto tutti i giorni

 

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BIOGRAFIE DEI RELATORI

 

Giacomo Cuticchio, nato a Palermo nel 1982, è compositore, pianista ed erede di una delle più robuste e vitali tradizioni teatrali siciliane. Figlio e nipote di maestri pupari, la sua formazione d’artista ha luogo tra sogni cavallereschi, senni smarriti e avventurosamente recuperati, battaglie e re di corona, passioni e paradigmi etici, nella cornice di estremo rigore e attenzione che caratterizza l’attività teatrale di famiglia. L’inclinazione per la musica del piccolo Giacomo trovò fertilissima terra tra i suoni del pianino, che tradizionalmente scandisce e commenta le vicende dei paladini di Francia, e lo straordinario e prezioso esercizio della vocalità proprio dell’Opra e del cunto. Il casuale incontro con la musica di Philip Glass e la sempre viva attenzione per la musica antica, rinascimentale e barocca, indicarono a un ancor giovanissimo Giacomo il sentiero a lui congeniale, ponendosi a ideali cardini di una ricerca sulle radici della musica, per tantissimi versi analoga agli sforzi del padre Mimmo di innovazione dell’Opra a partire dalle sue fondamenta. Alieno da preoccupazioni esclusivamente linguistiche, Giacomo Cuticchio si propone di raggiungere l’immediatezza dell’emozione, cercando, su canovacci strutturali quasi archetipici, le forme più adeguate ai suoi intenti: la musica di Giacomo nasce direttamente dal cuore dei meccanismi che regolano il funzionamento delle forme. Tanta attenzione ai principi ultimi che presiedono alla nascita della musica non può che avere, ovvio corollario, un interesse per il suono, in sé e in relazione con l’esistente, costantemente alimentato dalla viva pratica improvvisativa allo strumento. Alla base di questo straordinario intuito di Giacomo Cuticchio per il suono e per la sua drammaturgia è possibile rintracciare, con una certa sicurezza, la prassi del cunto, di cui il padre Mimmo, già allievo del maestro puparo e cuntista Peppino Celano, è uno degli ultimi autentici eredi: come nel cunto, attraverso l’alterazione ritmica del respiro, la parola si fa canto, liberando la propria anima sonora, così, con la medesima naturalezza, nella musica di Giacomo i suoni diventano tangibile, udibile forma. Potremmo rintracciare in ciò l’origine della evidente fascinazione del giovane Giacomo Cuticchio per il minimalismo, per questo ultimo grande “ismo” la cui attenzione al suono è ben più che mera osservazione di superficie, come qualche furbetto commentatore, povero di nuove categorie e d’inventiva, vorrebbe farci sbrigativamente credere. E qui forse il cerchio si chiude, legando la tradizione in cui Giacomo Cuticchio è nato con le grandi esperienze della modernità musicale, lungo il crinale sottilissimo tra il respiro e la parola, tra il suono e il suono organizzato, tra un senno costantemente smarrito e ritrovato al suono di un antico pianino. Al ritmo di un’esistenza umana ancora possibile.

 

Giulia Alberti, soprano, inizia a calcare le scene già a nove anni nel coro di voci bianche al Teatro La Fenice. Ancor prima degli studi al Conservatorio “B.Marcello” di Venezia si perfeziona con registi e cantanti del calibro di Davide Livermore a Torino e Paul Esswood a Firenze, in seguito con Carola Höhn della Staatsoper di Berlino. Si laurea a pieni voti in musicologia con Giovanni Morelli all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Si esibisce su palcoscenici quali Teatro La Fenice, Teatro Malibran e Teatro Goldoni a Venezia, Stabile di Torino e a livello europeo con produzioni sperimentali per festival a Madrid, New York, Granada e Liegi. È fra gli interpreti di prime assolute come per l’apertura della 40. Biennale Teatro ne Le sorelle Brontë con la regia di Davide Livermore, per le celebrazioni del Viaggio in Italia di J.W.Goethe al Teatro Stabile del Veneto con Ruth Rosenfeld della Schaubühne di Berlino, nonché per l’opening di ArtVerona 14 con Absentia di Nicola Cisternino. Per Rai Radio3 esegue nel 2017 un recital di arie americane in occasione dei 150 anni dalla nascita di Arturo Toscanini. In coproduzione con Rai Veneto incide in ensemble le Venetian Ballads di J.A.Hasse. Per il Teatro La Fenice ha partecipato al Manfred di Schumann (2010), ai Due timidi di Rota (2011), alle Sette Canzoni di Malipiero (2012), e si è esibita alle Sale Apollinee con il recital Ammmericanaria (2015). Sempre al Teatro La Fenice, nel 2020 è stata protagonista in stagione del nuovo allestimento Gondellieder, ossia Goethe e le canzoni da battello affianco alla celebre attrice Ottavia Piccolo. Nel 2021 il critico Sandro Cappelletto dedica a questo spettacolo una puntata del suo programma Momus su Rai Radio3, mentre nel 2024 la Rete Due ha dedicato una puntata alle sue arie americane per il programma Caffè Zimmermann. Nel 2024 esegue in performance all’Archivio Storico di Palermo una nuova versione di Vuoti nelle braccia del tempo di Giovanni Damiani.

Al repertorio lirico affianca la collaborazione con artisti visivi tra cui Sasha Vinci per il quale esegue al Pfizer Auditorium di New York nel 2019 la Sinfonia della Repubblica delle Meraviglie composta da Vincent Migliorisi. Con l’artista Laura Pitingaro ha portato nel 2024 la performance “Odori di bosco (After Walt Whitman)” su musiche di Pau Hindemith al MMMAD Festival delle Arti Digitali di Madrid. Come musicologa nel 2021 ha curato la riedizione di quindici barcarole antiche di J.A. Hasse per la casa editrice tedesca Edition Walhall assieme al compositore Pietro Semenzato.

 

Diego Mantoan, dopo l’avvio degli studi di organo e composizione al Conservatorio “C.Monteverdi” di Bolzano, cresce nel mondo musicale assistendo dapprima Arvo Pärt nelle sue residenze veneziane, poi Giorgio Battistelli alla Biennale Musica. È autore di spettacoli di teatro musicale e progetti sperimentali andati in scena su importanti palcoscenici italiani ed europei. Tra il 2014 e il 2015 la sua pièce Waiting Room parte dal Teatro veneziano di Santa Marta per un tour europeo. Nel 2016 il suo Herr Goethe, stanza singola vista laguna apre la stagione del Teatro Stabile del Veneto con la stella della Schaubühne di Berlino Ruth Rosenfeld, mentre nel 2020 è autore del nuovo allestimento al Teatro La Fenice Gondellieder, ossia Goethe e le canzoni da battello in cui dirige Ottavia Piccolo. È inoltre autore di numerosi documentari e spettacoli radiofonici, tra cui sulla Rai Toscanini e l’amico di New York per il Teatro di Radio3 nel 2017 e sulla Radio Svizzera Italiana Il salotto musicale d’America per la Rete Due nel 2024.

Nel campo delle arti visive, dal 2002 al 2008 ha lavorato alla Biennale di Venezia, prima come collaboratore del direttore di Arti Visive e Architettura, poi come segretario delle giurie internazionali. Successivamente ha curato l’archivio dell'artista Douglas Gordon (Berlino), ha sviluppato l’archivio del Sigmar Polke Estate (Colonia) e quello della Julia Stoschek Collection (Düsseldorf), oltre ad aver condotto il progetto di digitalizzazione del Museo Mario Rimoldi (Cortina). Ha inoltre collaborato con la Collezione Peggy Guggenheim e la Fondazione Vedova.

È ricercatore e docente di storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Palermo con un dottorato Magna Cum Laude alla Freie Universität di Berlino. Ha parlato presso istituti d’eccellenza quali Bibliotheca Hertziana Rom, Sotheby’s Institute of Art, University College London, New York University, Vrije Universiteit Amsterdam, Universität Bern, Université Grenoble Alpes, Universidad Autonoma Madrid, Universidad Carlos III Madrid, Universidade Nova de Lisboa, Galerie Belvedere Wien, MACRO Roma, maat Lisboa. È stato Visiting Fellow per NYU Tandon, Warwick University e Sotheby’s Institute of Art. La sua prima monografia The Road to Parnassus (2015) è giunta tra i semifinalisti del Berger Prize 2016 del The British Art Journal. Ha pubblicato con rilevanti editori internazionali quali Bibliotheca Hertziana, Palgrave MacMillan, Bloomsbury Academic, Heidelberg University Press e Marsilio Editori.