La collezione di cartoline d’epoca di Marino Mantese relative ad Ampezzo nella Belle Époque comprende circa 700 pezzi. Si tratta di rare immagini, le prime che raffigurino il paese con un occhio prettamente turistico. Esse restituiscono una comunità sospesa in un’atmosfera apparentemente distesa e disinvolta, ma in realtà velatamente presaga di una tragedia e di un cambiamento epocale che avrebbe travolto di lì a poco l’intera Europa e di conseguenza pure la serena vita della comunità.
Le immagini riguardano un periodo molto speciale, caratterizzato da importanti e radicali cambiamenti tecnologici: dalla precedente civiltà agricola arcaica, caratterizzata dal lavoro nei campi e nei boschi e dall’utilizzo dei cavalli e dei carri, si passa a un nuovo tipo di società, che vede l’introduzione del telefono, dell’illuminazione elettrica, della ferrovia, l’arrivo delle prime automobili, della bicicletta, la nascita dell’alpinismo, la diffusione dello sci da fondo e la costruzione dei primi rifugi e degli alberghi. Tutto ciò – ben rappresentato da una interessante cernita di cartoline relative a ciascuno di questi aspetti – segna in maniera irreversibile il destino del paese, scelto ogni anno da un numero sempre maggiore di turisti inglesi, tedeschi e italiani.
Si può sostenere anzi che l’artefice della fortuna di Ampezzo è senza dubbio Paul Grohmann, che creando l’interesse alpinistico nella conca, innesca un processo di sviluppo turistico che porta il paese a livello internazionale.
Grande merito nel far conoscere la conca ampezzana lo ha comunque anche l’inaugurazione della Große Dolomitenstraße nel 1909: grazie a questa strada aumenta sensibilmente il numero dei visitatori. Qui la strada è largamente rappresentata da una sequenza quasi filmica di cartoline che raffigurano i migliori panorami del tratto Pordoi-Arabba-Pieve di Livinallongo-Falzarego-Cortina.
Nella collezione Mantese, Ampezzo suscita l’interesse di ben 77 case editrici di 41 città diverse, distribuite in 8 nazioni, di cui 6 europee e 2 del Nord America. Tra quelle più significative troviamo Pietro Ghedina di Ampezzo, Photoglob di Zurigo, Johann Amonn di Bolzano, L. Fränzl di Monaco di Baviera, Stengel & Co. di Berlino, che creano cartoline mozzafiato, coloratissime, piene di luce e di suspance.
Di notevole attrattiva è la varietà delle forme delle cartoline, dei timbri, degli annulli e dei francobolli di questa collezione, che rendono l’idea di come funzionasse il sistema postale all’interno dell’impero austro-ungarico. Curioso è ad esempio il caso di una cartolina raffigurante l’hotel Concordia, che riporta il francobollo italiano e l’annullo austro-ungarico, con la cancellazione a penna dell’appartenenza al territorio austriaco, uno dei primi segni dell’italianizzazione del paese, avvenuta nei primissimi anni del Dopoguerra.
L’esposizione si conclude con la presenza di una cartolina con il testo criptato, che la rende un vero e proprio enigma, che vi invitiamo a risolvere visitando la collezione.